Perché praticare la meditazione attiva anziché dedicarsi da subito alla soluzione di problemi specifici, difficoltà relazionali, dubbi su scelte e giudizi, superamento di impasse cognitive o altro ancora?
Perché partire dall’osservazione dell’intero problema, anche se apparentemente più difficile e meno gratificante nell’immediato, è più illuminante ed efficace alla lunga.
Piuttosto che impiegare molte energie alla soluzione di una manifestazione di un problema più esteso ci concentriamo da subito su entrambi gli aspetti, quello specifico all’interno di quello generale, più esteso.
Inoltre questa visione d’insieme sia dell’aspetto specifico di un problema ( un conflitto ad esempio) sia del problema generale (la schiavitù e l’automatismo dei condizionamenti) è un modo efficace nonché più sicuro per salvaguardare la nostra libertà.
Così evitiamo inutili dipendenze psicologiche con Guru o ideologie, e anche verso chi chiediamo assistenza per guidarci verso la nostra libertà, ci confrontiamo alla pari e assieme decidiamo le linee guida e le priorità degli obiettivi in base al nostro livello evolutivo, si decide sulla priorità di intervento in base alle variabili personali.
Questa prassi sviluppa intelligenza e senso di responsabilità, nonché aiuta l’io a stagliarsi dalle identificazioni con le ferite interiorizzate e le richieste di compensazioni emotive, è più facile, insomma accorgersi della propria posizione percettiva e di utilizzarla per osservare fatti e relazioni dalla prospettiva dell’adulto, o almeno ci si impegna a farlo.
Per sviluppare questo atteggiamento evoluto, rispetto a quello identificato nella vittima interiore, ci viene in aiuto la pratica della meditazione attiva unita al riconoscimento dell’aspetto neutro dell’universo.
la pratica dell’osservazione dell’aspetto neutro della realtà che accade in meditazione purifica l’io dal senso di importanza personale, poiché tale istinto arcaico, ha come funzione ultima, quella di ottenere visibilità come entità separata dal tutto e dunque di dare senso e direzione all’esistenza tramite il controllo sulle emozioni.
Dunque è più utile confrontarsi sulla natura dell’universo, piuttosto che intervenire immediatamente sul disagio interiore?
Dipende dalla cultura e dalla consapevolezza del proprio stato di schiavitù dentro l’incantesimo dei condizionamenti!
Non c’è una risposta univoca e definitiva, ovviamente, dipende dal livello di percezione che ognuno ha sviluppato di se stesso e di quanto disagio sente nel rimanere obbligato a reagire in modo preordinato da schemi comportamentali comandati da automatismi reattivi agli stimoli ambientali.
Può essere utile per qualcuno partire dallo specifico disagio o dolore per arrivare al generale, importante è sapere che il rischio è quello che l’obiettivo della nostra indagine sia inquinato dalla nostra specifica ideologia, dalle nostre preferenze non consapevoli, dalla predominanza delle nostre emozioni non riconosciute, dall’aspetto personale, insomma.
Sopratutto se partiamo dallo specifico, ovvero dalla voglia legittima, ma ingannevole e spuria, di risolvere questioni spicciole, personali, piccoli e grandi conflitti emotivi o difficoltà relazionali la possibilità di errore, auto-inganno e auto-sabotamento è enorme. questo è dovuto al fatto che “colui che vuole risolvere il problema” è parte di un problema più esteso che è l’identificazione stessa in una parte, anziché nell’osservatore dell’insieme di tutte le parti.
Chiaramente è legittimo cercare di eliminare la sofferenza e deve essere fatto per poter avere la mente disponibile ad un lavoro più concreto e profondo, inoltre per poter accumulare una certa quantità di energia e di silenzio nella coscienza per poter procedere verso obiettivi di più lunga gittata, ma senza perdere di vista che l’obiettivo vero non sostituibile rimane quello di ricevere la visione d’insieme, la percezione della coscienza come unità, il contatto con l’Essenza che soggiace sotto le costellazioni del carattere e le loro richieste specifiche .
La realizzazione del substrato su cui le nostre percezioni condizionate dalla nostra storia personale si fondano, rimane prioritario rispetto alla “soluzione” estemporanea di un conflitto specifico, poiché questi conflitti si maturano e si modificano in base alla socialità e dunque si adattano a nuove richieste e nuove situazioni sociali, mimetizzandosi e assumendo apparentemente aspetti differenti, ma sostanzialmente ripetendo in modo ridondante lo stesso schema, finalizzato all’omologazione alle richieste della socialità in cambio del senso di appartenenza e di visibilità personale.
L’alternativa all’impegno di vedere gli aspetti universali e di fare un lavoro di riconoscimento e di pulizia delle memorie emotive e delle loro necessità di compensazione, rimane quella di affidarsi ad un altra persona ritenuta in gamba e competente in materia, una guida a cui affidare la propria coscienza e la direzione della pratica, almeno per un certo periodo, sapendo fin dall’inizio che ovviamente non sarà, né perfetta, né neutrale, ma un essere umano che si offre come guida momentanea in un percorso impervio e sconosciuto.
Inoltre considerare seriamente, che prima o poi dovremmo trovare un sistema pratico per unire a tale percorso guidato, una pratica specifica per sviluppare in noi la nostra autonomia e responsabilità di ogni scelta e di ogni movimento che facciamo con o senza tale guida.
Lo sviluppo della visione globale dell’universo, ovvero, la sua percezione purificata dai condizionamenti sociali, può avvenire e sicuramente viene facilitato in certa misura dalla meditazione, se eseguita nel modo corretto, ovvero ad occhi aperti e in contatto con la realtà (per esempio nello stile tantrico originale). Questa modalità di meditare o “contemplare il mondo” almeno ci aiuterà ad apportare più energia vitale e porre in atto una depurazione degli aspetti personali e staccarli dalla pratica stessa.
Lo sviluppo della capacità di distacco dalle identificazioni con le esperienze infantili e le loro compensazioni, è infatti un primo inizio per identificare gli adattamenti e le reazioni automatiche create dai traumi vecchi anche di decenni e in modo subdolo, ancora attivi e di superarli in modo non-psicologico, attraverso la vibrazione in parallelo all’espressività archetipica universale.
La meditazione attiva unita alle pratiche di osservare il mondo in modo svincolato dalle reazioni automatiche psicosomatiche è fondamentale per poter ottenere dei primi effettivi risultati nel cammino verso la libertà dai condizionamenti, inoltre è da considerare una “pratica universale”, non specifica (simil-terapeutica), ma orientata invece al riconoscimento dell’illusione in quanto tale, in quanto realtà operante nell’universo, in quanto legge di natura, dimensione globale della coscienza ordinaria, dell’influsso globale che l’incantesimo creato dall’educazione percettiva comune ha su ogni cosa in particolare su ogni nostra attività, scelta, idea, ricerca, emozione…
Dunque lo sforzo nel percepire il mondo dalla posizione dell’osservatore, ovvero di praticare la meditazione nella modalità in contatto con la realtà sensoriale, viene immediatamente ripagato da effetti benefici su molti piani dell’essere, fino a manifestarsi nella vita pratica di tutti i giorni, come maggiore lucidità, capacità decisionale, gestione delle emozioni, controllo delle spese, attinenza degli interventi in azienda, efficienza nel decidere le priorità, maggiore plasticità espressiva, aumento del coinvolgimento sensoriale nella sessualità, autonomia di scelta e di giudizio, minore dipendenza affettiva, capacità di strategie e azioni mirate ai propri obiettivi evolutivi, maggiore piacere di vivere e soddisfazione nel proprio lavoro, professione e impegno sociale, capacità di comando e direzione, invisibilità e determinazione di obiettivi e molto altro.
Quello di sviluppare una certa capacità di neutralizzare, almeno temporaneamente la tendenza alla identificazione con una o più parti interiorizzate (isole fluttuanti nel vuoto fertile delle possibilità) rimane una condizione fondamentale per poter avventurarsi attraverso il bosco della coscienza con tutti i suoi circoli viziosi, trappole cognitive e percorsi emotivi ridondanti e magari pensare di mantenere la rotta verso la libertà.
La meditazione intesa come mera pratica di silenziamento della mente, fondamentalmente eseguita da seduti, in silenzio obbligato, non è però, sufficiente a garantire il mantenimento della rotta, anche con un io sufficientemente sviluppato, una volontà ferrea e un senso di disciplina non comune, ed è assai importante sviluppare pari passo alla semplice pratica, la sensibilità agli aspetti esterni e non solo interni alla coscienza, ovvero alle manifestazioni della natura della realtà, cercare invero di neutralizzare la percezione del mondo così come siamo stati abituati a percepire, per lasciare spazio alla percezione pura e semplice della realtà, quella percezione inoculata di fiducia e amore primordiale, di consapevolezza dell’esistenza dell’Essenza o realtà ontologica dell’essere.
La meditazione attiva, dunque si differenzia da quella statica forzata al silenzio, per il fatto che vuole integrare ogni aspetto che affiori alla coscienza, primo per non censurarlo e perderlo dal campo della percezione e secondo, per lasciar esaurire in modo naturale ogni manifestazione residua derivante da legami inconsapevoli con parti ferite o inconsapevoli, ovvero con memorie, emotive della propria storia personale.
La meditazione così intesa, è per così dire l’espressione stessa dell’aspetto unificato dell’universo, aspetto dell’infinito che si manifesta mediante l’umano nei limiti dell’umano, in modo completo e universale, attraversando l’umano con la luce della verità universale, una sorta di invasione concentrata di conoscenza e luminosità che porta alla saturazione della coscienza da qualunque ulteriore ricerca, dubbio o ansietà dell’essere.
Tale meditazione attiva funziona come catalizzatore, o forza agglomerante ( forza vitale)che dona forte motivazione e coerenza sia a livello psichico che a livello cellulare, permette la fuoriuscita dalle reiterazioni dei conflitti interiori e delle impassi dovute agli aspetti antagonisti e complementari delle richieste biologiche e psichiche.
Inoltre tali pratiche sviluppano un atteggiamento di piena accettazione di ogni aspetto della realtà, incluso in primis quello della volontà dell’io e della sua competenza esclusiva nel mantenere la presenza, la motivazione, il senso a la direzione dell’esistenza stessa.
Senza tale coscienza della volontà dell’io adulto e di un sano apporto di energia vitale resa disponibile dalla creazione dello spazio interiore (silenzio) tra le parti interiorizzare e le loro dispute di sottofondo, non si va molto lontani, anzi è molto facile finire per giudicare sciocchezze o perdite di tempo tali pratiche.
Tale sviluppo di un io adulto e della motivazione alla visione neutrale (testimone) e in particolare, la corretta esecuzione delle pratiche per ottenerla è realizzata attraverso il lavoro di rinuncia all’importanza personale ovvero di uscita dalla propria tragedia e dall’identificazione con la vittima interiorizzata avida di ottenere una rivalsa o almeno una adeguata visibilità sociale, sia essa anche solo in un gruppo terapeutico o di crescita spirituale.
Vista la complessità di un tale lavoro e gli ambiti in cui esso opera, è molto improbabile acquisire anche solo le basi di tale percorso nei libri e nemmeno mediante una semplice ripetizione di esercizi e meditazioni guidate da un video, ma attraverso una sana relazione di fiducia con chi abbia realizzato la realtà dell’aspetto vuoto dell’universo e sia in grado di utilizzare tale percezione del vuoto per condurre un altro (probabilmente per affinità elettive) in un percorso affine alla propria esperienza e in accordo al linguaggio simbolico condiviso, alla cultura che fa da substrato motivazionale e alla filosofia disponibile a creare i collegamenti e la coerenza di senso della loro intima relazione di fiducia.
Trovare una guida, non è facile, ma alle volte si creano delle affinità elettive proprio per necessità “terapeutiche” prima e “spirituali” più tardi, e da queste può nascere una seria relazione di fiducia, riuscire a riconoscere l’opportunità che questi incontri danno è un grande lusso e un grande regalo che ci concediamo come esseri socialmente condizionati, ma accade e quando accade l’universo stesso gioisce per guidarci, perché anche la coscienza dell’universo desidera realizzare la libertà e la può realizzare solo attraverso una relazione umana.
Riconoscere questo aspetto attivo dell’universo nel farsi aiutare e assumersi la completa responsabilità di tale impulso creativo, riuscire a sentirlo dentro di sé come volontà determinata da un desiderio naturale, come mezzo necessario alla riunificazione degli aspetti polari dissociati dentro di sé, è la realizzazione della propria natura completa e allo stesso tempo polarizzata e la consapevolezza del movimento interno ad essa.
Riconoscere questo aspetto attivo esistente nell’universo, così come all’interno delle nostre cellule e della nostra coscienza, ci permette di motivarci verso i nostri obiettivi evolutivi e ci permette di poter scegliere la nostra guida con coscienza, sensibilità e senso di responsabilità rispetto ai nostri sentimenti ed emozioni e ci facilita enormemente ogni compito da essa richiestoci, ci facilita la messa in atto e la disciplina delle pratiche richieste dal metodo scelto, poiché ci mette in una relazione alla pari con la nostra guida, una posizione da adulto ad adulto, fin dall’inizio, ci poniamo come adulti in grado di decidere, sapendo che esistono delle difficoltà e delle resistenze, delle peculiarità e che nessuno è perfetto, sapendo fin dall’inizio almeno che esiste una posizione adulta di osservazione, neutrale e immune da condizionamenti caratteriali e sociali, nonché ci facilita il riconoscimento, quando questa posizione fragile e difficile da mantenere, viene fagocitata dalle identificazioni con una delle parti più infantili, ferite, bisognose o arrabbiate di noi.
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Link alla pagina delle pratiche dove troverai il video sulla Meditazione attiva ad occhi aperti: https://www.lucasilvestri.it/sperimenta/